un segreto anzi due

Un segreto, anzi due

Traduzione di Giulia Maria Ciarpaglini

Ironia e sentimento si intrecciano in un piacevole romanzo che si legge tutto d’un fiato.

Nella Pietroburgo della piccola e media nobiltà terriera William Russell, ricco e disincantato duca inglese, s’innamora  di Julia Maximova, affascinante sorella del finanziere Anton suo socio in affari. La passione per la giovane impedisce  a William di comprendere appieno la riluttanza di lei che, dissimulata in un primo momento,  si espliciterà veemente a nozze avvenute creando fra loro una frattura insanabile. Delusione e frustrazione, tuttavia, non impediscono a William un’obiettiva valutazione della realtà cosicché egli propone alla moglie una convivenza improntata sul  rispetto reciproco che ella accetta con gratitudine e sollievo.

Le loro vite sembrano  così definitivamente avviate verso un’arida routine, sennonché quella di lei nasconde un segreto, anzi due. Collocato l’inizio ai primi giorni di settembre 1873, la vicenda si chiude  il giorno di Natale dello stesso anno, con un compimento allargato a tutte le microstorie che accompagnano quella principale.
Posto nell’orbita degli epigoni austeniani, il romanzo ammicca alla narrativa popolare di metà Ottocento indebitandosi con un  Ohnet e un Feuillet nell’imitare, più che ricalcare, la grande tradizione anglo-francese e i suoi ingredienti tipici quali misteri, manieri, equivoci e fraintendimenti. Al riparo di un “frame” così consolidato l’autrice si muove con disinvoltura non esente da ironia nei risvolti della vicenda, nella costruzione dei dialoghi e nella caratterizzazione dei personaggi. Il risultato è quello di una storia avvincente che si legge, volendo, tutto d’un fiato.

Informazioni aggiuntive

  • anno : 2009
  • numero collana: 1
  • pagine: 368
  • ISBN: 978-88-86780-77-3
  • prezzo: € 12,50
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Trowta Millicent Burton nasce a Stratford on Avon il 9 febbraio 1835 unica figlia di Richard Vernon, amministratore e bibliotecario di casa Dolphine e Elizabeth Jeanine Taylor. Trascorre l’infanzia e la prima giovinezza a Stratford impegnandosi con sé stessa a non «vergare mai un rigo per non dar adito a indebiti paragoni»¹ e studia da infermiera a Coventry con l’aiuto di Lady Dolphine. Nel 1860 si trasferisce a Londra al seguito della più giovane delle signorine Dolphine, Annabel, andata sposa a Lord Winston Chester Browning. Il matrimonio, dal quale nasceranno tre figlie a breve distanza l’una dall’altra, si rivela un fallimento. “Win (Chester) è un sociopatico e un alcolizzato” scrive la Burton a Marion Morrison². Approfittando di un viaggio del marito, Annabel, con la complicità dell’amica Trowta con la quale si scambia di identità, nel 1871 lascia fortunosamente Londra con le figlie a bordo di un convoglio diretto a Lourdes. Un malaugurato contrattempo separa le figlie dalla madre e mentre Annabel raggiunge Firenze e poi Livorno, la bambine vengono accolte nell’Istituto della Pax Christi di Lourdes dove Trowta, tallonata da Chester Browning, le rintraccia qualche settimana dopo. Per Trowta e le piccole comincia un duro periodo di segregazione, da parte di Browning, nel castello di Newport durante il quale la donna tenta di alleviare la malinconia delle sue pupille leggendo loro novelle e racconti che ora sappiamo essere stati composti da lei in deroga all’antico patto. L’assassinio di Chester Browning per opera di un sellaio di Stratford al quale egli ha sedotto la figlia scioglie l’incubo e consente il ritorno di Annabel. Negli anni successivi la Burton alterna la cura per le giovani all’impegno civile e tra il ’73 e il ‘78 la troviamo in Turchia (1874)³ , Berlino (1875) e a Parigi dove collabora all’esperienza della Comune. Torna in Inghilterra nel 1880 e alterna la propria residenza tra Stratford e Livorno dove la seconda delle giovani Browning è andata sposa al Marchese Ruggero Locatelli Coppi. Alla soglia dei cinquant’anni conosce, nel Natale 1884, la trentenne Emanuela Palazzo Palladini, nobildonna napoletana alla quale la legherà un sodalizio che durerà fino alla morte avvenuta a pochi mesi di distanza l’una dall’altra nel 1914. Nel 2009, il suo nome torna alla memoria grazie all’autrice Maria Giulia Ciarpaglini con Si chiamava Trowta Millicent Burton (Edizioni “Ogni uomo è tutti gli uomini” di Bologna, 2009 e ripubblicato da Tufani Editrice, 2015) dove racconta il ritrovamento del romanzo ottocentesco della scrittrice T. M. Burton.