perché il bambino cuoce nella polenta

Perché il bambino cuoce nella polenta

Traduzione e postfazione di Emanuela Cavallaro

“Dio parla lingue straniere? Può capire gli stranieri? Oppure gli angeli siedono in cabine di cristallo e traducono?”

La favola del bambino che cuoce nella polenta viene raccontata alla piccola protagonista di questo romanzo per esorcizzare la sua paura più grande, per sostituire ogni volta che il terrore dilaga il suo incubo più minaccioso con uno ancora più spaventoso. E cosa può temere una bambina che con la sua famiglia vive una vita piena di avventure e di emozioni all’interno di un circo? Forse che la madre durante un’esibizione precipiti nel vuoto in cui ondeggia ogni sera. Forse che il padre rivolga quelle attenzioni troppo particolari non più solo alla sorella maggiore. O forse che il perpetuo girovagare da una città all’altra, da uno stato all’altro non abbia mai termine e che la casetta tanto sognata, in cui potersi finalmente fermare, non venga mai raggiunta.
La giovane protagonista osserva e riferisce con naturalezza e spontaneità le tragedie che si consumano nella sua vita, libera da toni moraleggianti e di condanna, ed affronta leggera temi come la morte, l’abbandono, la religione non senza una nota di mordace ironia, in una prosa semplice ed immediata, intensa e dirompente.

Informazioni aggiuntive

  • anno: 2005
  • numero collana: 24
  • pagine: 183
  • ISBN: 978-88-86780-53-7
  • acquista: Fuori commercio

Aglaja Veteranyi, la cui vita è stata paragonata a quella della Mignon goethiana, nasce il 17 maggio 1962 a Bucarest, in Romania. Quando a quindici anni, nel 1977, arriva a Zurigo, è ancora analfabeta e impara da autodidatta non solo a parlare una nuova lingua, il tedesco svizzero, ma anche a leggere e a scrivere. In Svizzera studia recitazione e dal 1982 è attiva sia come attrice che come autrice. I suoi interessi spaziano in diverse direzioni e lavora a svariati progetti e iniziative: nel 1993 fonda, insieme allo scrittore René Oberholzer, il gruppo letterario sperimentale Die Wortepumpe, nel 1996 dà vita, con il suo compagno Jens Nielsen, al gruppo teatrale Die Engelmaschine. Nel 1999 esce il primo vero romanzo di Aglaja Veterany: Perché il bambino cuoce nella polenta (Warum das Kind in der Polenta kocht). Il libro riscuote molto successo sia tra il pubblico che tra la critica e alla borsa di studio, ottenuta nel 1998 dal Literarisches Colloquium Berlin, prestigiosa società letteraria, seguono nel 2000 altri importanti premi letterari come l’Adalbert-von-Chiamisso-Förderpreis della fondazione Robert Bosch, il Kunstpreis Berlin ed altri riconoscimenti da parte della città e del cantone di Zurigo. Nonostante il successo e le molte soddisfazioni Aglaja Veteranyi porta dentro un male di vivere che la spinge al suicidio. Il 3 febbraio 2002, a quasi quaranta anni, la scrittrice si toglie la vita in riva al lago di Zurigo. Il suo secondo romanzo Das Regal der letzen Atemzüge, scritto ancora prima della pubblicazione dell’opera d’esordio, esce postumo nello stesso anno ed ottiene numerosi consensi. Nel 2011 è stato tradotto, con le edizioni La Lepre, con il titolo "Lo scaffale degli ultimi respiri". Nel 2004 viene pubblicato l’ultimo progetto a cui Aglaja Veteranyi stava lavorando prima della morte: si tratta di una raccolta incompiuta di racconti e frammenti letterari dal titolo Vom geräumten Meer, den gemieteten Socken und Frau Butter. Warum das Kind in der Polenta kocht. (Deutsche Verlagsanstalt, 1999). Tradotto in italiano da Emanuela Cavallaro, Perché il bambino cuoce nella polenta. (Tufani Editrice, 2005).