le due mogli di Ismail Bey

Le due mogli di Ismail Bey

Traduzione Flavia Milanese

Prefazione e cura Mirella Scriboni

Realistico e sarcastico, il più divertente dei romanzi del ciclo delle Scènes de la vie turque. Una storia a lieto fine, con due mogli tutt’altro che vittime inermi di un marito subdolo e infedele.

Per la prima volta tradotta in italiano la terza delle Scènes de la vie turque che Cristina Trivulzio scrisse per la «Revue des deux mondes». Ambientata, come le altre, nel mondo dell’harem ne dà un’immagine tutt’altro che tradizionale. Cristina Trivulzio era vissuta in Turchia per anni, dopo avere lasciato Parigi e prima di ritornare in Italia quando riottenne i beni che le erano stati confiscati, e ne conosceva bene vita e costumi, in particolare quelli delle donne con le quali aveva avuto la possibilità di venire in contatto, in quanto donna. Degli harem ha una visione realistica e delle sue abitanti conosceva sia difetti che pregi: odi e gelosie dovute alla convivenza forzata e alle rivalità per conquistare i favori del marito, ma anche intelligenza, astuzia e forza d’animo per superare tutti gli ostacoli e sopravvivere al meglio in una situazione non certo facile. Le due protagoniste del romanzo sono un esempio di donne forti e astute che sanno volgere a loro favore una situazione che avrebbe potuto danneggiare entrambe.

Informazioni aggiuntive

  • anno: 2008
  • numero collana: 12
  • pagine: 154 + ill.
  • ISBN: 978-88-86780-70-4
  • prezzo: € 12,00
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Nasce il 28 giugno 1808 a Milano. Quando ha solo 4 anni, il padre muore, lasciandola erede del ricco patrimonio dei Trivulzio. La madre, Vittoria, sposa dopo poco Alessandro Visconti D’Aragona, aristocratico di vedute liberali e membro del gruppo del "Conciliatore". Il suo arresto nel 1821, in collegamento alla congiura antiaustriaca, è alla base della formazione politica di Cristina. A sedici anni sposa il principe Emilio Barbiano di Belgiojoso, il matrimonio tuttavia dura poco e nel 1828 Cristina decide di lasciare il marito frivolo e donnaiolo. Ottenuto un passaporto francese, inizia a viaggiare fuori e dentro l’Italia entrando in contatto con gli intellettuali liberali e patrioti dell’epoca; nel 1830 è a Ginevra, città che è il punto di riferimento per il dibattito culturale e politico dove conosce molti esuli e, a seguito di una rocambolesca fuga, riesce a varcare il confine francese, cosa che le era stata proibita da un’ingiunzione della polizia austriaca. In poco tempo Cristina fa due importanti conoscenze: Augustin Thierry, storico per il quale nutrirà sempre dell’affetto, e Francois Mignet. Negli anni trenta si trasferisce a Parigi e superate le difficoltà finanziarie dà vita a uno dei più frequentati e vitali salotti, divenendo il punto di riferimento di esuli italiani che organizza e sostiene anche finanziariamente, di politici e intellettuali che vivono o sono di passaggio a Parigi. Basta qui solo ricordare alcuni nomi: Filippo Buonarroti, Camillo Cavour, Toqueville, Balzac, Heine, Liszt, Bellini. Nel 1838 nasce la figlia Marie. Negli anni quaranta dopo un lungo soggiorno in Inghilterra, ritorna in Italia. Nel 1845 assume la direzione dalla Gazzetta Italiana. Nel 1848-49 si trova in Italia e, raggiunta a Napoli dalla notizia dell’insurrezione di Milano, raccoglie un battaglione di volontari e vi arriva per dare sostegno al governo provvisorio. Dopo la sconfitta dei moti rivoluzionari torna a Parigi da dove riprende i contatti con Mazzini e tenta di riorganizzare l’opposizione all’Austria. Nel 1852 parte per un pellegrinaggio a Gerusalemme. In seguito all’attentato subito ad opera di un esule bergamasco, si lascia convincere a rientrare in Italia. Negli anni che vanno dal 1855 al 1871 escono la maggior parte dei suoi articoli e racconti di ispirazione orientale e le sue ultime opere di riflessione politica quali Sulla moderna politica internazionale e nel 1866 esce il breve ma intenso Della presente condizione delle donne e del loro avvenire. Vive gli ultimi anni quasi in ritiro fra Milano e la villa della figlia sposata al marchese Ludovico Trotti, sul lago di Como. Muore a Milano il 5 luglio 1871 all’età di 63 anni.